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  • Immagine del redattore Giacomo Fantini

Roma Città Aperta

1945 - Guerra/Drammatico - 1h 45m

Regia: Roberto Rossellini

Cast: Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Vito Annichiarico, Nando Bruno, Harry Feist, Francesco Grandjacquet, Maria Michi, Marcello Pagliero, Eduardo Passanelli, Carlo Sindici, Ákos Tolnay, Joop van Hulzen


A pochi mesi dall'armistizio di Cassibile del 1943, con cui l'Italia ha sciolto l'alleanza dalla Germania e si è arresa agli Alleati, la nazione sta vivendo un periodo di grande lotta con l'esercito tedesco che sentendosi tradito ha invaso Roma, il tutto mentre Giorgio Manfredi, un uomo di spicco della resistenza cerca riparo dall'esercito nazista, facendo la conoscenza di Pina, una donna prossima al matrimonio e Don Pietro, il parroco locale e uomo stimato in tutto il paese.


A detta di tanti probabimente uno dei migliori film se non il migliore del cinema neorealista italiano, una storia che vuole raccontare i fatti storici di quel tempo, e in particolare quello che si stava vivendo negli anni prima alla liberazione di Roma da parte degli Alleati, e le brutalità che l'esercito nazista infliggeva alla povera gente dopo il famoso armistizio.

Una storia che ha reso famosa sia Anna Magnani (vincerà il Nastro d'Argento), che dopo questo avrà un grande futuro venendo chiamata dalle varie produzioni, e un'attore come Aldo Fabrizi, anche lui raggiungerà la notorietà con questa pellicola e probabilmete è stata tra le sue migliori prestazioni cinematografiche.


La famosa scena della Magnani


Proprio la Magnani, è rilevante la figura della donna dal carattere forte e a volte rude, ma che poi si rilevava una donna di pura dolcezza. Nonostante non sia mai stata la tipica donna che si curava o truccava molto, ha sempre voluto mostrare il suo stile contadino e romanaccio, che non riesce ad abituarsi alla vita di città e che nonostante tutto veniva rispettata dai suoi concittadini; la strana bellezza che portava nonostante non fosse sempre in ordine, ma soprattutto la genialità delle sue idee e il ruolo della donna pronta a tutto per aiutare gli altri e scontrarsi contro i più grandi l'hanno fatta conoscere in tutto il mondo, e proprio in questo film si vede l'inizio della sua essenza che mi ha colpito come donna e attrice perchè il ruolo che mostrava nel film in fondo lo portava avanti anche fuori dal set. La famosa scena della corsa verso il futuro marito Francesco mentre viene portato via dai tedeschi e la successiva morte, rimane tra le migliori scene dell'attrice.


Aldo Fabrizi è Don Pietro


Lo stesso posso dire del grande Aldo Fabrizi, la parte del buono e leale Don Pietro, è il parroco che vorremmo tutti, la sua faccia bizzarra e i suoi piccoli occhi che ti portano il sorriso ti coinvolgono in tutto e per tutto, lui stesso farà da tramite per Manfredi nel salvarlo dai tedeschi mettendoci lui stesso la faccia. Il suo modo di porsi soprattutto con il piccolo Marcello, il figlio di Pina (A. Magnani), è un rapporto bellissimo, una sorta di mentore per il ragazzo cercando di portarlo verso la retta via già che il bambino come tutti i ragazzini della sua età sono ribelli, e pensare la fine che farà proprio Don Pietro, è strampalacrime, a mio parere avrebbero dovuto consegnarli qualche premio per il ruolo.



Roberto Rossellini (a sx) durante le riprese


Ma la consacrazione maggiore va al regista, Roberto Rossellini, che con questo film realizza la miglior opera della sua carriera, e questo è appurato anche dal fatto che i film successivi non hanno avuto lo stesso impatto di questo; il grande Roberto ha rischiato portando al cinema dei fatti come gli ultimi anni della guerra, un argomento che avrebbe potuto portare delle critiche sull'argomento, cosa che invece grazie alla sua bravura è riuscito a raccontare nella giusta maniera, senza tralasciare i veri fatti; la sua scelta di scritturare due attori semisconosciuti come la Magnani (con cui inizierà una relazione) e Fabrizi è stato un azzardo ma giusto per le caratteristiche del film.

La pellicola che parla anche di tradimento come quello dell'amata Marina Mari (Maria Machi) verso Manfredi, che per una dose di droga si alleerà con un'agente della Gestapo mandando alla morte per tortura il suo amato, una donna che non riesce a reggere la pressione di essere lasciata dall'ingegnere (Manfredi) e si vendicherà; un ruolo doppiogiochista che rispecchia la cattiveria dello stesso esercito nazista che dopo essere stati traditi dall'esercito italiano farà la stessa cosa vendicandosi. Rilevante la figura del capitano Hartman (Joop van Hulzen), un vero "bastardo" che sarà l'antagonista, e da vero nemico si alleerà sembra con un generale italiano per catturare Manfredi, non mi ha meravigliato il ruolo perchè in molte cose l'esercito tedesco era così, e su questo ha voluto giocare Rossellini.

Riguardo la scenografia, racchiude la bellezza di Roma come la città senza tempo, che nonostante l'occupazione dei tedeschi è rimasta una città maestosa e stupenda, che non smetterò mai di lodare e onorare per la sua bellezza storica e senza tempo. La musica composta dall'acclamato Renzo Rossellini, fratello del regista, e suo collaboratore, porta un tema da melodie forti che rimandano ai fatti della guerra, e soprattutto ricalca le varie morti di ogni personaggio come a significare le brutalità dei tedeschi, un compositore sottovalutato per la lunga carriera che ha avuto. In poche parole un film che rimarrà negli annali della storia del cinema italiano, e vero esempio di tutta una nazione.


di Giacomo Fantini Voto: 3,85 di 5

19 Maggio 2021

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