top of page
  • Immagine del redattore Giacomo Fantini

Mission

1986 - Storico/Drammatico - 2h 5m

Regia: Roland Joffé

Cast: Robert De Niro, Jeremy Irons, Ray McAnally, Aidan Quinn, Cherie Lunghi, Ronald Pickup, Chuck Low, Liam Neeson, Bercelio Moya, Sigifredo Ismare, Asunction Ontiveros, Alejandrino Moya, Daniel Berrigan, Rolf Gray, Alvaro Guerrero, Tony Lawn, Joe Daly, Carlos Duplat, Rafael Camerano, Monirak Sisowath, Silvestre Chiripua, Luis Carlos Gonzalez, Maria Teresa Ripoll

TRAMA:


Nel 1750 un padre gesuita, Padre Gabriel, decide di addentrarsi nella foresta pluviale ai confini con l'Amazzonia per convertire al cristianesimo gli indios del posto. Intanto un mercante di schiavi e mercenario, Rodrigo Mendoza, dopo aver ucciso il fratello per amore decide unirsi ai gesuiti in cerca di redenzione, il tutto mentre dopo il Trattato di Madrid le corone di Spagna e Portogallo devono spartirsi proprio i territori degli indios.


RECENSIONE:


La pellicola vincitrice della Palma d'Oro al 32° Festival di Cannes, e vincitrice di un Oscar su sette candidature, è basata come appena detto sui famosi Trattati di Madrid del 1750 dove la corona di Spagna dovette cedere le colonie tra Brasile, Argentina e Uruguay alla corona di Portogallo, distruggendo i vari villaggi costruiti dai padri gesuiti o chiamati missioni e uccidendo i nativi che ci vivevano. Sentendo varie persone che lo avevano visto era risultato come uno dei film migliori degli anni 80, devo dire che avevano ragione più che altro per la colonna sonora epica composta dal maestro Ennio Morricone e che risulta tra le migliori del suo repertorio. Devo anche dire che ho trovato il film in alcuni momenti molto lento e forte per gli eventi raccontati e a lunga andare si vede, questo non toglie niente al suo immenso successo e al grande lavoro della troupe e del cast.

Credo che un film del genere sia il simbolo di tutte quelle popolazioni indigene, in questo caso i Guaranì, ma parlando proprio in generale che per secoli sono stati torturati dai vari conquistadores che per soldi hanno voluto fare piazza pulita di loro solo per costruire un nuova civiltà quando avrebbero potuto viverci civilmente, ma la parola civiltà al tempo come ancora ora è una parola non per tutti. La pellicola vuole portare la pace dove purtroppo c'è ne era poca, e che con solo qualche ripensamento in più la storia sarebbe stata diversa, specialmente con le varie popolazioni che volevano solo vivere in tranquillità.

Pensare che un attore come Robert De Niro non lo vedevo proprio in un film del genere, ma del suo grande talento non c'è fine anche perchè ha una classe con cui riesce a recitare in vari generi che senza di lui non avrebbero lo stesso senso. Il due volte premio Oscar è riuscito a creare il personaggio redetto che da cattivo diventa buono, che ha solo la colpa di aver vissuto in un mondo a cui ha dovuto dare la sua spada solo per vivere in serenità, e il rispetto che aveva dai sui concittadini e la paura che voleva portare era solo il modo per nascondere la sua stessa debolezza nel saper razionare il bene e il male. Quello sguardo che nasconde una bontà d'animo enorme e che a volte deve mostrare una maschera per non farsi tradire dagli altri. La cosa strana è proprio non averlo neanche candidato per l'Oscar o Golden Globe per il ruolo, cosa fatta invece per Irons, senza togliere niente all'interpretazione dell'attore inglese. Credo che De Niro abbia visto come un attore di talento come lo è lui, visto nei panni di un gangster posso fare il gesuita senza problemi e combattere per la pace.


LA SCENA DELL'OBOE


Se Jeremy Irons è uno degli attori britannici più conosciuti al mondo allora un motivo ci sarà. La sua intepretazione del gesuita Padre Gabriel sarebbe stata da Oscar e una sua candidatura era normale, non nominandolo l'Accademy ha fatto un grande errore pur nominandolo ai Golden Globe senza comunque vincerlo. L'attore ha fatto suo un ruolo non facile se mettiamo che al tempo le varie popolazioni del posto uccidevano chiunque volesse convertirli al cristianesimo. La sua calma nell'affrontare i Guaranì quando tanti padri gesuiti erano stati uccisi proprio dalla tribù è una cosa da non sottovalutare, l'incredibile capacità di essere un tutt'uno col suo ruolo è una cosa che Irons sa fare a suo favore, ed una cosa che poi lo porterà alla vittoria dell'Oscar qualche anno dopo. Non so se qualcun altro potesse fare quello che ha fatto lui, con le sue difficoltà nel dare l'impronta del portatore di pace in un mondo come quello indios dove era difficile.

Se di scene difficili parliamo allora posso dire che scalare una cascata a mani nude come quelle dell'Iguazù allora bisogna applaudire solo la grande prova dello sceneggiatore nell'unire una scena del genere con la grande tecnica di Irons ma anche la stessa scena di De Niro nello scalare la cascata portandosi il peso delle armature (tra le scene migliori), anche se poi non l'hanno scalata veramente ma il solo pensiero di farlo va considerato un plauso di successo. Non voglio dire che la scenografia non sia da Oscar perchè mi prenderebbero per pazzo ma girare in ambienti così pericolosi come le terre dell'Amazzonia puà essere fatta solo da chi sa che rischiare può essere l'unico modo per vincere, come la scena epica della battaglia finale tra i Guaranì e l'esercito portoghese che purtroppo lo devo dire e mi dispiace per tutte quelle morti ma dopo molta lentezza di certe scene, la battaglia finale tiene la gran parte degli spettatori attaccati allo schemo e capire se le tribù riusciranno ad avere la loro libertà.


IL CARDINALE ALTAMIRANO


Una figura che mi ha colpito molto e mi vorrei soffermare proprio sulla figura meno nota del film ma sicuramente quella che ha condito tutta la pellicola, una specie di quello che viene chiamato l'uomo dietro la scrivania, quello che sta in disparte ma guida i fili. Proprio lui, il cardinale Altamirano, colui che nonostante fosse favorevole alle missioni dei gesuiti si scontrò a favore delle corone spagnole e portoghesi per distruggere le tribù indios. Una faccia di bronzo è riuscito a creare Ray McAnally, che con la sua esperienza è riuscito a non farsi passare per il ruolo di carnefice ma quello del codardo, una figura subdola che non ha voluto perdere il suo rispetto, non credo che senza un po' di carattere avesse avuto la voglia di interpretarlo, vincendo anche un BAFTA cosa sfuggita ai due protagonisti, ed ecco perchè anche una figura come lui è la base del film anche se sembra la tipica figura della carogna.


Il regista Roland Joffé con Jeremy Irons


Un regista come Roland Joffé ne sa molto bene come creare un film che sappia stupire e mostrare la storia in modo importante. Se qualcuno gli avrebbe chiesto che dopo il successo di Urla del silenzio, avrebbe rifatto un altro trionfo portando sempre il mondo povero come dimostrano i due film allora nessuno ci sperava. Se col primo film ha sfiorato l'Oscar alla regia, con questo ci è andato vicino ancora di più, consolandosi con la vittoria della Palma d'Oro al Festival di Cannes con merito. La sua tecnica nel raccontare un evento così importante come i Trattati di Madrid, è riuscito a portarlo in maniera il più ravvicinato possibile al mondo gesuita e al cristianesimo, ma ancora più importante la vita delle tribù indios nel dover perdere le loro terre e le angherie che hanno subito da secoli. Non solo unire il mondo occidentale come potevano essere Spagna e Portogallo con il mondo sudamericano e selvaggio come le tribù del posto, è una cosa non da tutti, mostrando che anche quelle popolazioni non sono così selvaggie come sembrano ma che hanno anche la ragione.

E gli onori del modesto successo lo si deve anche e soprattutto a un maestro delle colonne sonore che ogni volta che dirige un orchestra ti vengono i brividi, penso che solo con il termine maestro si abbia capito chi è ovvero Ennio Morricone, che ancora non capisco come un artista come lui abbia vinto un solo Oscar competitivo. La sua Gabriel's Oboe, brano portante del film risulta essere tra le musiche più famose del film e credo il Golden Globe per la colonna sonora non possa colmare la non vincita della statuetta più ambita. Una misto di sinfonie pacifiche simili a una musica da chiesa con una voce angelica, ti fa capire la bellezza interna di questo film, come una luce dove c'è ne poca. Un film che meritava qualche statuetta in più ma che rimarrà tra le migliori pellicole della storia del cinema.


E anche per questa recensione è tutto, ci vediamo alla prossima entusiasmante recensione, sempre su Recensioni Film I Il cinema è arte.



di Giacomo Fantini Voto: 3,70 di 5

23 Gennaio 2021


10 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page