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  • Immagine del redattore Giacomo Fantini

Madres Paralelas

2021 - Drammatico - 2h 2m

Regia: Pedro Almodóvar

Cast: Penélope Cruz, Milena Smit, Israel Elejalde, Aitana Sánchez-Gijón, Rossy de Palma, Julieta Serrano

TRAMA:

Due donne si ritrovano a diventare madri lo stesso giorno, due persone molto diverse, Janis è una fotografa professionista prossima ai quarantanni e Ana ancora minorenne e con un rapporto travagliato con i genitori. Comincia così un bel rapporto tra le due, ma entrambe verranno coinvolte da un misterioso segreto.



RECENSIONE:

Presentato in concorso alla 78ma edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, è l'esempio di come crescere un figlio senza il proprio compagno/a sia la difficoltà più importante della vita di un genitore. Solo un colosso del cinema spagnolo come Pedro Almodóvar poteva dirigere una pellicola del genere dove il primo elemento rappresentato è la creazione di una vita anche se in programma non c'era il pensiero di un figlio. Come succede tutt'oggi molte donne rimangono incinta per errore anche se un bambino non è mai un errore, e doversi ritrovare a fare la mamma così dall'oggi al domani è la vera scalinata nella vita di una donna, anche con un forte carattere come le nostre protagoniste.

Ebbene le nostre protagoniste sono delle vere e proprie donne dal carattere di due tigri che tengono alle loro bambine come nessuno mai, e che nonostante non hanno cercato di averle sanno che sono state due doni del destino. Sembrano molto diverse ma in realtà si accorgeranno presto di essere molto simili, le stesse debolezze su due gravidanze non volute ma accadute all'improvviso, è bello dire che è stato anche il segnale che bisognava dare una scossa importante alla loro vita che almeno per una delle due è stata veramente un punto importante.


Pedro Almodovar e il cast alla premiere del Festival di Venezia


Inutile dire che Almodóvar non sbaglia un colpo, il regista spagnolo più passano gli anni e più i suoi film non passano inosservati. Non lascia dietro di sé niente ma solo l'invidia di registi più giovani di lui che dovrebbero prendere esempio, e non lo dico solo perché è Almodóvar. Sarebbe troppo facile solo elogiarlo per quello che ha fatto negli anni passati, ma che piaccia o no ogni suo film porta più simpatie che antipatie, e mi domando ancora perché un regista del genere lavori molto di più sul territorio nazionale che oltre oceano e lo vedrei bene in una grande produzione cinematografica anche di diverso genere, come ad esempio il fantasy. Questo probabilmente è dovuto o da sue decisioni stesse oppure dal fatto che è più un regista di pellicole drammatiche che altri generi.

Il regista fa fatica a distanziarsi dalla sua prediletta/o come ad esempio Scorsese-De Niro/DiCaprio e così via. Allora stiamo parlando della bellissima e penetrante Penélope Cruz, che come le donne spagnole più passano gli anni e più ringiovanisce. Un' attrice che parla da sola, quando la vedi sai già che farà bene e anche se potrebbe deludere rimangono comunque buone sostanze, portandosi con sè la vittoria della Coppa Volpi e una nomination agli Oscar per la parte, la seconda per lei. Qui nella parte della fotografa professionista Janis recita la classica donna in carriera che perde la testa per l'uomo sbagliato anche se non lo metterei così, Arturo (Israel Elejalde), è una di quelle persone che davanti alle difficoltà si blocca pur sapendo cosa fare, e dover affrontare una gravidanza non avendo ancora lasciato la moglie di cui non ama più, preferisce ritirarsi. La Cruz riesce a mettere il lato materno che ogni donna ha con sé e a costruire il lato paterno che manca. Quello che ho apprezzato è la sua ossessione nel capire chi sia veramente la sua bambina, iniziando una serie di batti e ribatti come un vero investigatore fa, senza mai dimenticare la difficoltà nel crescere la neonata da sola mai dandosi per vinta.


Janis (Penélope Cruz e Milena Smit) e Ana


La prova della giovane Milena Smit qui nel ruolo di Ana è la classica punta che sperona verso l'essenza della storia. Una ragazza troppo giovane (ancora minorenne) per avere un bambino che non voleva ma che come la sua collega non si è mai tirata indietro. Prima di allora la giovane attrice ventiseienne aveva avuto poche apparizioni sullo schermo e devo dire che a metà mi ha impressionato, ha ancora molto da imparare e il tempo è dalla sua parte, ma la ragazza inconsapevole del pericolo che affronta di petto la situazione è probabilmente quello che il regista cercava con tanto di nomination ai Goya. Non la conoscevo prima e devo dire che Almodóvar se le sceglie bene, che sia una nuova Cruz ?


Ana con la madre Teresa (Aitana Sanchez-Gijon)


Il rapporto tra madre e figli non è mai facile ma questo il rapporto è fatto di tante difficoltà purtroppo non dovuto a poco affetto ma a una lunga lontananza e fa male. Certo che Aitana Sánchez-Gijón conosciuta anche al popolo italiano non solo per essere nata a Roma da madre italiana ma anche per aver lavorato nel cinema italiano, interpretare una donna come Teresa, persa per il teatro e purtroppo lasciando alle spalle la figlia per cercare successo come attrice fa pensare. La tipica donna che è costretta a fare la madre di cui non è nata, tutto sommato la Gijón questa volta porta con se un grande punto sul come non fare la madre, ma che almeno differenza di molte altre le vuole un gran bene e soffre per tale lontananza.

Non solo nasce una bella amicizia tra le due protagoniste ma anche una strana storia d'amore, che ho cercato di tradurre come la ragazza abbia preso la donna come una figura materna ed ecco anche perché non può farne a meno, innamorandosi non della donna ma della persona come madre e volendo anche a un certo punto prenderne il posto, diventando anche molto appiccicosa tanto da destare antipatia. Ecco perché la figura di Ana è così rilevante.

Si può parlare di colonne sonore di ottima fattura o meravigliose, ma quello che Alberto Iglesias, assiduo collaboratore di Almodóvar, vuole portare è un tema capace di attirare l'attenzione su di una suspence ricca e assidua che si accentua quando si scoprono gli indizi più rilevanti. Nominato agli Oscar per la codesta colonna sonora cerca con un tema lento e altalenante di non distaccare l'attenzione dello spettatore dal centro del film, risultando però a volte ripetitivo come nei precendenti film con il regista spagnolo.


Anche per questa recensione è tutto, vi aspetto per una nuova recensione sempre su Recensione Film I Il cinema è arte.


di Giacomo Fantini Voto: 3,55 di 5

27 Ottobre 2022

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