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  • Immagine del redattore Giacomo Fantini

Il Divin Codino

2021 - Biografico/Sportivo - 1h 32m

Regia: Letizia Lamartire

Cast: Andrea Arcangeli, Valentina Bellè, Andrea Pennacchi, Antonio Zavatteri, Anna Ferruzzo, Riccardo Goretti, Thomas Trabacchi, Marc Clotet, Martufello


Roberto Baggio è un talentuso calciatore veneto, che sogna di giocare in Serie A. La sua speranza di giocare nella massima serie accade quando firma per la Fiorentina, ma ben presto il mondo gli cade addosso, solamente grazie alla fiducia in se stesso e di chi gli vuole bene che riuscirà a diventare una leggenda del calcio.


La pellicola è la biografia della vita calcistica e privata della leggenda del calcio italiano Roberto Baggio, dalla firma con la Fiorentina al brutto infortunio che mise a rischio la sua iniziale carriera, passando per quel maledetto rigore dei mondiali del 1994, e altro ancora, cercando di riavvolgere la sua storia il meglio possibile.

Certamente un film che Netflix ha voluto pubblicizzare come un grande evento, sulla vita di uno dei più grandi calciatori italiani, l'errore è stato velocizzare la storia e così facendo non soffermarsi su certi periodi della sua vita che erano importantissimi. Letizia Lamartire, compositrice semisconosciuta di colonne sonore (non l'avevo mai sentita nominare prima di oggi), non è alla sua prima esperienza da regista e raccontare la storia di un calciatore del genere, potrebbe essere fondamentale per la sua carriera registica. L'entusiasmo probabilmente l'ha portata a sottovalutare molti aspetti di Baggio.


Un giovane Baggio (Andrea Arcangeli) con Arrigo Sacchi (Antonio Zavatteri) quando allenava il Rimini


Mi è molto piaciuto la grande soffermazione sul grande infortunio ai tempi in cui militava nel Lanerossi Vicenza, la squadra della sua regione dove ha firmato il primo contratto da professionista dopo le prime esperienze al Caldogno, un'infortunio che a 18 anni poteva mettere fine a una carriera appena iniziata e già di talento, avendo pochi giorni prima firmato con la Fiorentina. Il modo di raccontare il primo grave infortunio, è stato tema portante del film coprendo giustamente la prima parte della storia, nel mostrare però la sua voglia di rivalsa non è stato curato le sue stagioni alla Fiorentina di cui vediamo poco. Non si può passare velocemente dalla sua prima convocazione con la Nazionale quando era ancora a Firenze, al mondiale statunitense del 1994 in un batter d'occhio, senza soffermarsi sulle vittoriose stagioni alla Juventus e la vincita del Pallone d'Oro 1993, che furono fondamentali per la sua vita.

Lo stesso si può dire della mancanza delle scene sulle stagioni al Milan, la sua prima rinascita al Bologna e il passaggio all'Inter, facendo passare poco dal mondiale maledetto alle ultime stagioni al Brescia come se fosse accaduto subito, facendo incuriosire allo spettatore che non sapeva della sua carriera, come fosse arrivato fin lì e i trofei vinti. Posso capire che portare ogni cosa sarebbe stato troppo lungo da descrivre, ma avrei preferito che il film durasse 2 ore ma con tutti i particolari della sua carriera piuttosto che 1h e 30m dove però mancano troppi particolari importanti, solamente nominati come se passassero in secondo piano rispetto ad altri. Credo che la regista abbia voluto troppo sintetizzare e scegliere lei i momenti esemplari.


Roberto Baggio col padre Florindo (Andrea Pennacchi)


Quello che invece è stato importante per il successo del film è sicuramente il parlare del suo rapporto con il padre burbero Florindo, che non l'ha sempre trattato bene, ma che l'ha sempre trattato con disinvoltura, questo per farlo credere in se stesso, arrivando al suo obbiettivo. Un vero azzeccamento di scelte sui personaggi, come Andreina, moglie del protagonista e che la bellissima Valentina Bellè ha interpretato modestamente, grazie al suo attaccamento alla stessa regione di Baggio, essendo veronese di nascita, e riuscendo a parlare un perfetto dialetto veneto che non è sempre facile, l'attrice è stata tra le più brave nel film grazie al suo modo di integrarsi in un personaggio secondario ma fondamentale per il calciatore.


Il vero Roberto Baggio dopo il rigore sbagliato ai mondiali del 1994


Devo soffermarmi sui personaggi di Arrigo Sacchi e Carlo Mazzone, dove sono stati scelti dei discreti interpreti, più che altro che gli assomigliano, e il comico Martufello molto simile al grande Sor Carletto ha dato una bella prova del padre calcistico di Baggio e colui che l'ho a fatto rinascere al Brescia. Proprio perchè gli interpreti sono simili mi sarei aspettato che il vice di Sacchi con la nazionale, Carlo Ancelotti, mettessero un attore molto simile al futuro all'allenatore del Milan, cosa che invece non è stata. Elementi stupendi sono stati la conversione al buddhismo da parte di Baggio, che lo aiutò molto nel suo lungo infortunio, ma in particolare quel rigore maledetto di USA 1994 ricreando in maniera egregia la scena, che deluse lui stesso e il mondo coprendo metà del film.


Baggio e la moglie Andreina (Valentina Bellè)


Proprio l'interprete del Divin Codino, Andrea Arcangeli, è riuscito a ricalcare in maniera discreta la figura di Roberto col suo modo di essere a volte sfrontato con i suoi team, il modo in cui affrontava di pugno e carattere i suoi allenatori, come la frase "questo è matto" riferito alla sostizione ai mondiali del 94 contro la Norvegia. Diciamo che Arcangeli, è riuscito a dimostrare a quasi 30 anni, che può riuscire a interpretare un pesonaggio come il Divin Codino in maniera in parte ottima cercando di avvicinarsi al carattere del vero calciatore, non senza difficoltà, ma anche grazie agli stessi truccatori che lo hanno reso quasi uguale all'originale.


Diodato con Roberto Baggio


Ottimo dare spazio nei titoli di coda alle immagini d'archivio del ritiro nel 2004 di Baggio contro il Milan, col grande abbraccio con Paolo Maldini e l'ovazione di tifosi e avversari. Una buona colonna sonora composta Matteo Buzzanca che è riuscito a dare melodie giuste e memorabili, con toni forti durante gli elementi portanti come l'infortunio e il rigore maledetto. Musiche a cui hanno partecipato Diodato con L'uomo dietro il campione, tema portante del film che da il giusto senso all'uomo che era Baggio; a cui si aggiungono Self Control di Raf ricantata in una nuova versione da Malika Ayane e le composizioni del duo di DJ Producer degli Altarboy, che sono una delle novità emergenti. In poche parole un film con molte difficoltà (diciamo imperfetto), ma che è riuscito a portare la storia di Roberto Baggio in un ottimo modo e con l'entusiasmo di quei bellissimi ricordi di chi era il Divin Codino.


di Giacomo Fantini Voto: 3,20 di 5

29 Maggio 2021


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