Pinocchio
- Giacomo Fantini

- 10 ott
- Tempo di lettura: 7 min
2019 - Fantasy/Dramma - 2h 5m
Regia: Matteo Garrone
Cast: Roberto Benigni, Federico Ielapi, Gigi Proietti, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini, Marine Vacth, Alida Baldari Calabria, Maria Pia Timo, Massimiliano Gallo, Gianfranco Gallo, Davide Marotta, Teco Celio, Enzo Vetrano, Alessio Di Domenicantonio, Nino Scardina, Guillaume Delaunay, Giuliano Del Taglia, Maurizio Lombardi, Domenico Centamore, Paolo Graziosi, Gigio Morra, Mauro Bucci, Sergio Forconi, Luisa Ragusa, Massimo Viafora, Claudio Gaetani, Giovanni Iovino, Betty La Padula, Aldo Marinucci, Ciro Petrone

TRAMA:
Nel 1881, in un paese fiorentino vive un falegname molto povero di nome Geppetto che un giorno dopo aver visto arrivare in paese un teatro di burattini, decide di crearne uno tutto suo, chiedendo in prestito un tronco di legno al suo collega Ciliegia. Ma il tronco è animato da una strana magia e una volta costruito, il burattino prende vita e il falegname decide di chiamarlo Pinocchio.
RECENSIONE:
Altra versione della bellissima favola del burattino più famoso del mondo, quasi sicuramente la più riuscita di quelle che ho visto fino a ora, capace anche di essere nominata a 2 premi Oscar, e tra gli altri premi capace di vincere 5 David di Donatello su 15 candidature effettive, diventando probabilmente tra i film piú di successo del regista romano che rimane tra i registi più fluenti del panorama italiano degli ultimi anni. E solo ora ho capito che Walt Disney aveva omesso molte scene dal classico Disney del 1940 per distribuirlo a un pubblico più di bambini.

Inanzitutto sarebbe da fare una statua a un bravissimo Roberto Benigni che ha interpretato una versione di Geppetto molto autentica e più umana di quelli visti fino a ora, quella di un padre amorevole che vuole proteggere il suo "bambino" di legno. L'attore toscano non tradisce le aspettative, ha sentito che la parte era fatta apposta per lui dopo aver lui stesso interpretato il burattino nel 2002, segnando anche il suo ritorno al cinema dopo una pausa durata 7 anni. La sua comicità è sempre un grande segno nel nostro cinema, lo visto molto provato dell'interpretazione del falegname e lo stesso regista dando a lui la parte ha lasciato carta bianca all'attore premio Oscar già sapendo che avrebbe trionfato, una parte diversa dalle altre dove doveva rispecchiare quella non solo del padre ma anche dell'uomo anziano che farebbe di tutto per il figlio. Ma se di Benigni sapevamo del talento che dire del vero protagonista, un ragazzo all'uscita del film che a soli 9 anni ha riscosso il suo talento nell'interpretare una parte non facile, quella di un bambino che non voleva assumersi ogni responsabilità come ogni bambino poi fa anche se per diventare un ragazzo vero quello era la sua missione. Nell'interpretare il burattino ha dovuto anche mostrare tutta la sua personalità e la mentalità di un bambino della sua età che vuole scoprire il mondo, che non conosce i pericoli e che purtroppo si fida di chi lo vuole ingannare, ancora non capisco il perchè questo ragazzo che era al suo primo ruolo di rilievo dopo piccole apparizione cinematografiche non sia stato neanche nominato per il ruolo da protagonista, vincendo comunque una Menzione Speciale ai Nastri d'Argento.

I bambini sono il sorriso del mondo e questo è vero, ed infatti il regista ha voluto fortemente che la Fata Turchina sia stata trattata sia nella sua versione bambina che da adulta, questo proprio perché così Pinocchio potesse rispecchiarsi anche con una sua quasi coetanea. Se infatti nelle versioni precedenti della pellicola la fatina era realizzata come una bella donna dai capelli blu questa volta appare come una bambina dolce e premurosa anche se i capelli sembrano più una parrucca che i suoi. Vuole il bene dal burattino curandolo e volendo giocare con lui come due veri amici, la sua innocenza è degna di una ragazzina della sua età ma sa anche di avere una sua responsabilità da essere una fata speciale che solo lei può trasformare il burattino in un ragazzo vero. La ragazza al tempo 12 enne aveva già lavorato con il regista e già le sue capacità erano state messe in luce, certo non capisco la candidatura ai David di Donatello e non nominare invece Federico Ielapi; cosa diversa per la controparte adulta che invece troviamo una donna dolce ma anche severa che sa che il burattino potrebbe farsi convincere dai nemici e lei dovrà porre rimedio, ma alla fine la sua missione è salvare il burattino. Capisco la scelta del regista nel portare la versione adulta della fata per anche fare un po' da genitore al protagonista proprio come suo padre ha fatto con lui, e la scelta caduta su Marine Vacth ha impressionato già che si trattava di una prima volta per l'attrice francese nel nostro cinema ma le qualità sono sempre sottovalutate e lei ne è una di queste.

Vorrei ringraziare quest'uomo che manca molto al cinema italiano e non solo, la comicità di un icona come Gigi Proietti lascia i segni ed essere stato un onore per Ielapi e co. avere come collega un attore del suo calibro, la parte di Mangiafuoco è tale da oscurare la figura del Gatto e la Volpe che invece sembrano due idioti. Il burattinaio sembra un mostro ma in realtà è buono e gentile, si emoziona nel sentire la storia di Pinocchio come a far capire che anche i giganti sono sensibili. Se il comico romano ha fatto la sua parte, lo stesso si può dire dei due ladruncoli già citati che ingannano Pinocchio e cercano di approffitarne vista la sua fanciullezza e innocenza, molto furbi ma anche stupidi con Massimo Ceccherini (qui anche in veste di sceneggiatore) che ha rinominato la parte della Volpe come un ladruncolo da quattro soldi zoppo e la sua spalla buffa e ancora più stupida di lui. Sapevo del inutilità del Gatto ma almeno questa volta prova a far ridere o almeno c'è la mette tutta, anche se anche Rocco Papaleo deve arrendersi alla parte del personaggio che si fa soppraffare dal suo compare e lui deve stare a guardare.

È una versione molto dark diretta da Garrone come il resto dei suoi film dove l'uso degli effetti visivi e soprattutto il trucco è stato usato in gran parte per mascherare i personaggi che si sono persi nei loro protagonista, l'esempio è il Grillo Parlante che ha interpretato anche uno dei burattini di Mangiafuoco da un accento napoletano molto udibile che fa ridere. Questa volta sia la coscienza del burattino che i suoi compagni di avventura sono frutto di una versione nuda e cruda del regista che ha voluto fortemente rendere il più fantastico possibile la storia, e lo stesso Lucignolo e l'esempio di come un bambino non dovrebbe crescere ovvero nell'ignoranza di un paese povero dove il bambino vive con furtarelli e prendendo in giro il maestro a scuola ma che si affeziona a Pinocchio anche se in questa versione è un amicizia distaccata e lo usa per arrivare al Paese dei Balocchi, un bambino innocente e birbante dei bassifondi che come sappiamo farà una brutta fine.

La versiona gotica del regista romano è essenziale per raccontare non solo finalmente la realtà di un paese molto povero dove i paesani vivono con pochi spiccioli e che invece i vari personaggi sono dei veri e propri animali strani. L'esempio ne è Lumaca, una donna mezza umana e mezza lumaca che può far ribrezzo ma che è vista come una tata e una spalla amichevole per la fatina, oppure lo stesso Medolo che questa volta non parla ma fa solo da cocchiere alla fatina e ne potrei citarne altri come vedere per la prima volta il personaggio di Mastro Ciliegia, l'amico e collega di Geppetto dal naso rosso, che non sapevo fosse stato lui a dargli il tronco a Geppetto e per anni pensai che fosse stato il solo falegname a trovare il tronco d'albero; tutti questi personaggi stanno li come rappresentanza di una storia molto scura ma anche da sfumature allegre. Ambientazioni e scenografie molto crude come il Paese dei Balocchi che mi ricorda molto un parco giochi costruito male, e siamo passati da un luna park a una sala da feste a questo per capire che ancora non riesco a decifrare quel posto, un luogo da incubo per i bambini che una volta entrati si divertono senza una regola e poi diventano asini da circo o da lavoro. Proprio la scena di quando Pinocchio viene venduto come asino a un circo di paese e raccontata in maniera molto cruda dal regista per dimostrare quanto brutta possa essere la trasformazione in asino.

Questa volta Matteo Garrone ha dovuto per la prima volta cimentarsi con la rivisitazione di una favola romanzata, cercando di portare la miglior versione della favola di Collodi come pochi hanno fatto, l'importanza di scritturare gente come Benigni e Proietti è anche per avere qualcuno di esperienza per aiutarlo in questo viaggio fantastico, la classe dei due attori hanno aiutato gli stessi giovani colleghi a dare il giusto stampo alle loro performance. Trovare anche le giuste ambientazione non deve essere stato facile e Garrone dovette girare mezza penisola per trovare un borgo che somigliasse a un paesino de l'800, spoglio e povero, cosa che il regista ha saputo fare molto bene apprezzando molto le sue scelte scenografiche e poi premiate, un maestro nel trasformare i suoi personaggi come più reale alla favola anche se per un bambino può sembrare più lugubre che fantastico ma anche da osservare dando un anima a ognuno di loro come gli stessi burattini dove ognuno sembra avere anima propria e sentire la malinconia nel vedersi schiavizzati da Mangiafuoco, per poi voler salvare il loro amico burattino.

Anche per questa recensione è tutto ci vediamo alla prossima recensione sempre su Recensioni Film I Il cinema è arte.
di Giacomo Fantini Voto: 3,4 di 5
10 Ottobre 2025





🔥🔥